
Innanzitutto è bene definire che il termine “PLASTICA” racchiude migliaia di materiali polimerici con caratteristiche molto diverse fra loro che ne hanno consentito l’utilizzo in vasti settori: medicina (protesi, organi, strumenti…), trasporto (possiamo fare a meno degli pneumatici?), elettronica (potremmo utilizzare un filo di rame senza guaina di PVC?) e molto molto altro …
Per studiarle gli scienziati le hanno suddivise in 4 categorie dimensionali: MACRO, MESO, MICRO e NANO plastiche. Fra queste, le più pericolose sono le NANOplastiche che riescono a superare la barriera della parete cellulare traghettando sostanze chimiche nel nostro organismo.
Le plastiche si presentano in varie forme. Considerando la frammentazione determinata dai processi di degradazione ad opera di raggi UV e ossigeno, fino ad ora è stato possibile trovare nell’ambiente: filamenti, frammenti, sfere, oltre alla forma primaria che l’industria utilizza per produrre qualsiasi oggetto che troviamo in commercio: i nurdles. Piccoli cilindretti colorati, i nurdles sono diffusissimi, ubiquitari in ogni habitat del pianeta.

