IL PAESAGGIO

Due sono i principali paesaggi dalla morfologia diversificata: la piana costiera e le colline interne. Se prendiamo come linea di confine l’autostrada Roma-Civitavecchia (A12) non possiamo non notare che ad Ovest dell’asse stradale il paesaggio è pressoché pianeggiante mentre ad Est è collinare. Questa differenza morfologica risente delle vicende geologiche avvenute tra la fine del Pliocene ed il Pleistocene. In realtà questo territorio pianeggiante conserva una serie di rilievi, non più alti di 8 m s.l.m., intervallati da blande depressioni; si tratta di un insieme di cordoni dunari, più o meno paralleli, localmente detti “tumuleti”. La fascia dunare, costituita da sedimenti sabbiosi portati al mare dal fiume Tevere negli ultimi 2.000 anni e via via rielaborati dalle onde e dal vento, dalla costa si allarga verso l’interno per circa 2-4 km. Qui sono stati edificati i centri abitati quali Fiumicino, Focene e Fregene. Man mano che ci avviciniamo all’autostrada notiamo che le quote si abbassano  ed il terreno cambia aspetto; i granuli di sabbia diventano sempre più fini e il sedimento si arricchisce in argilla, limo e torba. È quanto rimane, assieme ad una fitta rete di canali artificiali, di un antico sistema di laghi costieri noti con i nomi di bonifica delle Pagliete, di Maccarese e di Porto. Il contributo del delta Tiberino alla formazione di quest’area è ingente, esteso per ben 180 km2. Poco meno di un milione di anni fa l’area era occupata dal mare aperto, ne sono testimonianza i terreni ad “argille di Cerveteri” e le “sabbie calcaree di età pliocenica” (da 3,40 a 1,79 Milioni di anni fa) affioranti a Nord di Palidoro (Fosso della Caldara) e nelle vicinanze di Palo. Le ripetute oscillazioni del livello del mare determinarono temporanee emersioni dei fondali marini fino al Pleistocene inferiore, in cui il continuo sollevamento delle aree retrostanti l’attuale costa tirrenica produsse un profondo cambiamento del quadro paleogeografico che condurrà alla formazione di ambienti emersi di tipo fluvio-palustre. Con l’inizio dell’attività eruttiva (circa 600.000 anni fa) dei vulcani Sabatini a Nord-Ovest e dei Colli Albani a Sud-Est il paesaggio subisce una radicale modifica: le depressioni vallive vengono colmate, i rilievi ammantati ed i corsi d’acqua deviati da una spessa coltre di tufi, ceneri, lapilli e pomici. Intorno ai 18.000 anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione (Würm), il livello del mare era più basso di quello attuale di circa 120 metri e la linea di costa probabilmente doveva trovarsi a non meno di 10 km dall’attuale. Con la deglaciazione delle calotte polari e montane, conseguenti al ristabilirsi di condizioni climatiche più miti, il livello del mare comincia lentamente a salire e ad invadere di nuovo il nostro 

territorio; la foce del Tevere, a causa di questo evento, subisce un forte arretramento sfociando all’interno di un’ampia laguna divisa dal mare aperto da una serie di barriere costiere discontinue allungate parallelamente alla costa. Dalle colline retrostanti gli abitati di Focene e Fregene scendevano dei corsi d’acqua (tra i quali probabilmente il Fiume Arrone) che deponevano i loro sedimenti all’interno della laguna contribuendo così al suo riempimento. Di quell’antica laguna non rimangono altro che una serie di laghi costieri oggi completamente bonificati. Ai nostri giorni, nella prima metà del Novecento il paesaggio agrario dell’area di Cerveteri era fortemente caratterizzato dalla presenza di vigneti e pescheti, le due culture tradizionali del luogo che venivano esportate fino al nord della toscana. I vigneti rappresentano un asse importante dell’economia locale probabilmente già nell’antica Etruria. Oggi resta ben poco di queste colture: i pescheti, troppo onerosi, sono stati sostituiti da oliveti e i vigneti hanno spesso lasciato spazio ad un “particellato urbano” che ormai rappresenta la tipologia colturale più diffusa nell’area. Tutta l’area, disseminata di reperti archeologici presenta un carattere fortemente storicizzato con siti di epoca etrusca di cui il più rilevante è quello della Necropoli Etrusca della Banditaccia, designata sito Unesco nel 2004. L’ingente patrimonio archeologico e naturalistico presente nel territorio del Contratto non hanno frenato, sin dal primo dopoguerra, la crescita urbana dissennata che negli anni Settanta del secolo scorso ha raggiunto apici consistenti con disboscamenti diffusi che hanno dato origine a insediamenti ex novo quali ad esempio la frazione di Valcanneto, Marina di Cerveteri. L’urbanizzazione di questo territorio è stata invasiva, incapace di rispettare i caratteri peculiari di un paesaggio unico e prezioso. Ad esempio, da un recente studio (Pianificazione paesaggistica: Questioni e contributi di ricerca a cura di E. Trusiani 2013) redatto a sostegno dell’applicazione del nuovo PTPR di Cerveteri, si evince che una “struttura portante” identifica vaste zone ad elevato valore ecologico e paesaggistico sulle quali attivare forma  di tutela attiva. Un efficiente indice (Index of Conservation, ILC) è stato utilizzato per quantificare la qualità ambientale e lo stato di conservazione al fine di articolare indicazioni e prescrizioni di tutela, recupero, qualificazione coerenti con le vocazioni dei luoghi.