UN FENOMENO RECENTE

La scienza studia la distribuzione delle plastiche nell’ambiente da una decina d’anni, il primo lavoro scientifico riguardante la diffusione delle plastiche in mare risale però al 1972, ovvero poco più di 10 anni dopo dell’avvio dell’industria della plastica per come la conosciamo oggi.

E’ un fenomeno in continuo aumento in relazione all’incremento della produzione mondiale che nel 2018 si ha raggiunto i 340 milioni di tonnellate.

Abbiamo posto poca attenzione al fenomeno, pensando alle plastiche come a degli oggetti “inerti” e così abbiamo proseguito il nostro cammino fino ad arrivare a coniare un concetto del tutto sconosciuto per la natura, quello dell’USA E GETTA che ha prodotto quantitativi impressionanti di oggetti, utilizzati per pochi minuti e subito trasformati in rifiuto.

Milioni di tonnellate di plastica, non gestita correttamente sono continuati a finire in acqua ogni anno in tutto il mondo e solo quando le prime strazianti immagini di corpi di animali dilaniati da questi oggetti del nostro uso quotidiano hanno raggiunto i media, abbiamo sollevato il capo cercando di capire.

Il fenomeno è ormai ampio e diffuso in tutto il pianeta. Una sintesi mediaticamente efficace chiama i nostri mari “ZUPPE DI PLASTICA”. Le terre non sono da meno e le acque interne, i cui studi sono recenti ci hanno restituito dati allarmanti.

Abbiamo poi scoperto che le plastiche, lungi dall’essere degli inerti, e lungi dal procurare solo danni da contatto, nel loro viaggiare si caricano di una moltitudine di molecole anche molto pericolose per la vita divenendo una vera calamità per moltissime specie compreso l’uomo.